Io proprio non riesco a capacitarmi di come, per difendere il proprio orticello, si voglia -assurdamente- evitare di approcciarsi alla realtà, per quanto -ad alcuni- possa risultare spiacevole.
Nuove tecnologie, più economiche, più apprezzate dalla maggior parte della popolazione, stanno mettendo in crisi un’attività di nicchia.
Cosa proporrebbero gli spaventati eruditi di Liberation?
Una corporazione/casta di pochissimi professionisti/sacerdoti saranno gli unici autorizzati a compiere la liturgia del fissare immagini su un qualche supporto?
Già che ci siamo, mettiamo fuorilegge le digitali, così diamo un po’ di ossigeno a ciò che rimane del business delle pellicole fotografiche?
E come avverrà la tutela dei “fotogiornalisti” ?
Con aiuti di stato ?
Con incentivi fiscali per abbattere la forbice di costi rispetto alle immagini realizzate da privati ?
Reprimendo duramente le persone qualunque che trovandosi sul posto giusto al momento giusto, avessero l’ardire di fare scatti col proprio smartphone ?
Qualche copista-amanuense avrà maledetto Gutemberg?
I produttori di olio di balena odiavano Edison?
E che dire degli artigiani che costruivano carrozze e degli allevatori di cavalli, quando nelle grandi città presero il sopravvento i tram elettrici?
Le cose -fortunatamente- cambiano.
Preoccupiamoci piuttosto di avere istituzioni forti abbastanza da garantire che i benefici possano ricadere su quanti più soggetti sia possibile.
Infine, piantiamola con la stro**ata della passione con cui giornalisti, librai, insegnanti, ecc. si riempiono la bocca, autoponendosi su un piedistallo.
Rispondendo ad ogni nuova evidenza del loro anacronismo con la compilazione di liste di meritoli assolutamente non discutibili dalla maggioranza delle persone che svolgono altre professioni.
E che -almeno la maggior parte- con le tasse provvedono a mantenerli.
